Hai subito una discriminazione? Dillo alla polizia
|Si chiamano hate crimes, crimini d’odio, e il più delle volte rimangono nell’ombra perché la sola denuncia esporrebbe la vittima ad una visibilità insopportabile. L’umiliazione e la sofferenza, l’incertezza rispetto ai propri diritti, la diffidenza verso la capacità delle forze di polizia di prendere in carico il problema sono solo alcuni fra i mille motivi che spingono una persona che ha subito una discriminazione a non denunciare.
Quello delle discriminazioni è un continente in gran parte sconosciuto, anche perché la legislazione italiana non ne favorisce l’emersione. In altri paesi è possibile fare denuncia online, in forma anonima, anche da parte di associazioni. In Italia no: è indispensabile che sia la persona a denunciare o querelare. Alcune forme di discriminazione, come quelle sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, non costituiscono nemmeno reato. La legge su omofobia e transfobia approvata alla Camera nel settembre 2013, è bloccata alla Commissione giustizia del Senato e non è in calendario. Gli effetti di questa legge, se approvata, sono spiegati qui dal suo relatore, Ivan Scalfarotto.
Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori
Per agevolare le persone vittime di reati a sfondo discriminatorio è stato aperto l’Oscad, Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori. Istituito nel 2010 presso il Dipartimento di pubblica sicurezza – Direzione centrale della polizia criminale, è un organismo inter-forze presieduto da Antonino Cufalo, Vicedirettore generale di Pubblica sicurezza e Direttore Centrale della Polizia Criminale.
Oscad funziona sia come elemento di emersione del disagio, sia come sportello di indirizzamento agli uffici territoriali di polizia e carabinieri. Lavora sulla base di segnalazioni di atti discriminatori attinenti alla sfera della sicurezza. Le segnalazioni si possono fare via mail o telefono: oscad@dcpc.interno.it o via fax: 06 46542406 e 0646542407.
Chiunque può segnalare: istituzioni, associazioni di categoria, cittadini e cittadine, polizia e carabinieri. Quando arriva una segnalazione, gli operatori di Oscad valutano se si possa riscontrare un reato oppure no.
Quando discriminare è reato
Quando arriva una segnalazione all’Oscad, viene vagliata e indirizzata a seconda del caso. Le discriminazioni con conseguenze sul piano amministrativo e civile, ma non penale, sono prese in carico dall’Unar, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, istituito presso il Dipartimento per le Pari Opportunità presso il Consiglio dei ministri. Un’agenzia immobiliare che non affitta agli stranieri o una gara sportiva rivolta solo a italiani sono esempi di atti discriminatori che non costituiscono reato, ma la cui segnalazione è comunque utile.
Se invece si configura un reato entra in gioco l’Oscad. Stefano Chirico, responsabile della segreteria Oscad:
«Facciamo l’esempio di un caso pratico, che capita abbastanza di frequente. Una persona che magari non ha fatto ‘coming out’ subisce un reato dal quale si evincerebbe la sua condizione, non dichiarata, di persona omosessuale. In Commissariato potrebbe, come può capitare purtroppo, trovare una persona non pienamente sensibile e in grado di comprendere la delicatezza della questione. In molti di questi casi siamo stati contattati direttamente da un’associazione di riferimento e abbiamo fatto in modo che la persona, andando all’ufficio competente, trovasse l’operatore giusto. Altre volte parliamo con la persona e cerchiamo di convincerla a denunciare. Noi ci poniamo da intermediari, facciamo da ponte. La parte operativa viene poi seguita dalle forze di polizia».
Va ribadito infatti che la segnalazione di un atto discriminatorio all’Oscad non sostituisce la denuncia di reato, né costituisce una modalità di attivazione d’emergenza delle medesime in alternativa al 112 o al 113.
Razza o etnia, nazionalità, credo religioso, genere, età, lingua, disabilità fisica o mentale, orientamento sessuale, identità di genere. Sono questi gli ambiti in cui si realizzano i crimini d’odio. Delle 1643 segnalazioni pervenute alla segreteria dell’Oscad, circa metà (781) riguardano reati di natura discriminatoria, 685 sono relative a fatti di natura discriminatoria non aventi rilevanza penale e 175 sono in trattazione.
Tra i reati, spiccano le 243 segnalazioni riguardanti il web (in particolare, siti internet o profili facebook a contenuto discriminatorio), trattati con il Servizio Polizia Postale. I discorsi d’odio, ‘hate speech’, trovano sui social network un terreno fertile. Lo dimostrano le info-grafiche prodotte da Vox diritti, che ha estratto e studiato quasi 2 milioni di tweet e ha realizzato 5 mappe che mostrano il livello d’intolleranza nei confronti di donne, omosessuali, immigrati, diversamente abili ed ebrei, sul web. Un livello alto che racconta di “un’Italia bulla”, come scrive Silvia Brena nelle riflessioni che accompagnano le mappe.
La mappa dell’odio? Non esiste
Nella tipologia di discriminazione segnalata all’Oscad, quella su base etnica o razziale ha la parte principale con il 62,22% delle segnalazioni. Seguono il credo religioso (18,9%), l’orientamento sessuale (13,82%), la disabilità (3,07%), l’identità di genere (1,15%), il genere (0,52), l’età (0,40%), altro. Ma «non si tratta di dati rappresentativi del fenomeno della discriminazione in Italia», sottolinea Chirico, «bensì di dati che descrivono esclusivamente le segnalazioni pervenute all’Osservatorio».
Lo ripetiamo, quello dei reati a matrice discriminatoria è fenomeno largamente sconosciuto. «Viene denunciata solo la punta dell’iceberg, c’è un grandissimo sommerso per questi reati», spiega Chirico, che ci tiene a sottolineare anche che «le forze di polizia lavorano a normativa vigente, le norme che ci sono vengono applicate e basta, e non facciamo, io per primo, valutazioni in termini di opportunità che una legge venga realizzata».
La difficoltà di mappare il fenomeno non sta solo nelle mancate denunce, ma anche nella logica del sistema informativo delle forze di sicurezza. Ciò che la legge non definisce come reato, non è registrato. Lo S.D.I., “Sistema di indagine”, così si chiama il database, funziona appunto per titolo di reato. Spiega Chirico:
«Per i reati a matrice discriminatoria abbiamo un reato base (per esempio la rapina), che però nel caso particolare è stato derivato dalla appartenenza ad una minoranza etnica. Quindi nel database delle forze di polizia ci sarà il reato di rapina e l’aggravante Mancino (l’articolo 3 del DL 122/93). Se debbo estrarre il dato metterò l’aggravante Mancino come chiave di ricerca e troverò i dati. Se non c’è l’aggravante specifica, questo tipo di estrazione non si può fare.»
Sono infatti due le leggi sui crimini d’odio: la legge Mancino e la legge Reale, che coprono gli ambiti razza, etnia, nazionalità, religione e appartenenza a minoranza linguistica. Sulla disabilità l’aggravante è prevista nella legge 104/92.
L’ambito delle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, come dicevamo, non è coperto e non sono previste aggravanti. A che serve quindi denunciare? Prendiamo l’esempio, purtroppo non isolato, di un pestaggio di persone omosessuali. «Per gli ambiti che non sono coperti da specifica normativa c’è sempre reato di base, anche se non c’è l’aggravante», dice Chirico. E tuttavia dobbiamo sottolineare che la presenza di aggravanti comporta significative differenze nel trattamento penale.
Cambiare la cultura
«Se noi riteniamo che le forze di polizia siano in ritardo, dobbiamo considerare che lo sono perché sono forze di polizia del nostro paese. Le forze di polizia sono figlie della realtà sociale e culturale di un paese. E in questi anni abbiamo fatto molto per cambiare». Commenta Chirico mentre descrive una delle attività principali dell’Oscad, la formazione. Da qualche anno infatti le scuole di polizia hanno moduli di formazione obbligatori sui reati a matrice discriminatoria, gestiti da Oscad in collaborazione con le associazioni (Amnesty international, associazioni LGBT, etc.). L’attività di formazione è rivolta anche alle scuole civili, quelle “di ogni ordine e grado”. La richiesta di un intervento dell’Oscad può essere fatta ai numeri della segreteria.
Vorrei fare una domanda.
Mio figlio per pranzo si reca nella mensa di un istituto privato gestito dai preti,.
A mio figlio è vietato pranzare con suo caro amico di infanzia perché mio figlio non è iscritto in quel istituto privato, quindi ci sono studenti di serie A (privati) e quelli di serie B come mio figlio perché frequenta un istituto statale.
Questa secondo voi non è discriminazione? Mio figlio ha 12 anni ed è rimasto molto male da tutto questo.