Stop TTIP, ma i rischi non sono finiti
|Non ci sarà il contestato accordo su scambi e investimenti tra Europa e Stati Uniti, il TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership. Ma alcuni dei suoi punti più criticati potrebbero essere introdotti attraverso un analogo accordo tra Europa e Canada. Insomma quello che non entra dalla porta rischia di entrare dalla finestra. Il CETA, approvato nel 2014 ma non ancora ratificato, aprirebbe il settore energetico, agroalimentare e dei servizi ad un ampio ventaglio di privatizzazioni con l’ingresso di multinazionali canadesi e di sussidiarie statunitensi che hanno sede in Canada.
Oltre due milioni di persone si sono già mobilitate contro il TTIP, il trattato che avrebbe dovuto dare avvio alla più grande area di libero scambio al mondo, ridurre i dazi doganali per le aziende che commerciano tra Europa e Stati Uniti, ma anche portare all’approvazione di nuove leggi su industria agroalimentare, farmaceutica, energetica, sanitaria. Con tanti saluti ai diritti dei consumatori europei, stando alla denuncia di Stop TTIP e alla mole di informazioni contenuta nel TTIP leaks, il dossier di documenti pubblicati da Greenpeace Olanda.
Accordi che potrebbero “rientrare dalla finestra” con il CETA. Il destino di questo accordo, e quello di milioni di consumatori e piccoli imprenditori europei, sarà meglio definito dopo il Consiglio europeo di Bratislava del 16 settembre, e ancor di più dopo il Consiglio dei Ministri del Commercio dell’Unione europea, in agenda per il 22-23 settembre 2016. Saranno loro a votare a maggioranza qualificata sulla proposta della Commissione europea di applicare la clausola di “applicazione provvisoria” contenuta nel trattato. In caso di voto positivo, parti del CETA potrebbero entrare in vigore da subito, anche senza la ratifica del trattato da parte del Parlamento europeo e dei 28 parlamenti nazionali, un processo che potrebbe richiedere anni.
Le insidie del CETA
Il rischio di uno sbilanciamento degli interessi a favore del profitto delle multinazionali e a discapito della tutela della salute dei consumatori europei rimane dunque aperto anche dopo che Germania e Francia, nei giorni scorsi, hanno frenato sul TTIP. Elena Mazzoni, tra i coordinatori della Campagna Stop TTIP Italia: “Se venisse approvato presenterebbe molti dei problemi che il TTIP portava con sé, a cominciare dal dispositivo di tutela degli investimenti”.
Si tratta di uno strumento, che consente alle imprese di fare ricorso a tribunali terzi qualora vedessero intaccati i loro profitti da interessi di politica nazionale. Si tratta di tribunali, anche privati, superiori alla giurisdizione nazionale e anche alla Corte di giustizia europea, come spiega a Consumi&Consumi Francesco Paniè, del coordinamento nazionale Stop TTIP:
Altri rischi del CETA sono:
- La”lista negativa” dei servizi pubblici. I servizi che non sono dichiarati pubblici nell’accordo, sono implicitamente esposti alla privatizzazione e gestione da parte di aziende (canadesi, in questo caso).
- Riduzione della indicazione geografica tipica sui prodotti alimentari. Poco più di un centinaio di prodotti DOP, DOC e IGP verranno tutelati degli oltre duemila in Europa.
- Apertura del mercato europeo ai carburanti derivati da sabbie bituminose provenienti dal Canada, fortemente inquinanti, in contrasto con gli accordi sul clima presi nella COP21.
I dettagli nell’intervista a Francesco Paniè:
Crediti immagine: https://www.flickr.com/photos/eci_ttip/22894202865